Sono passati pochi giorni dall’intensa emozione che ci ha regalato la partecipazione del nostro “Gian” Gianluca Giacomini al Grande Giro del Garda Ultratrail e dall’aver vissuto in maniera intensa e piena la sua avventura e quella degli altri 10 partecipanti all’edizione 0. Gian ha messo nero su bianco le sue emozioni e sensazioni che ha voluto condividere con noi. Ecco il racconto delle 41 ore (con 41 foto) che gli hanno permesso di completare il periplo del lago di 185 km con D+ 6.000 m.
Il lunedì è sempre per me il giorno del “tirare le somme” dell’week end sportivo appena passato …… ma questa volta è diverso. Non era una gara ufficiale con schiere di atleti amatori, squadre che si sfidano, gente tesa e concentrata sull’obbiettivo … tutto era una incognita. L’unica consapevolezza era che mi avevano selezionato per testare quella che potrebbe diventare una grande gara, avevano selezionato me, cioè mi avevano scelto, cioè mi avevano detto ok tu parti !!! Il 2023 sarà ed è per me un anno importante dove mi metterò davvero alla prova su distanze importanti, non dirò per scaramanzia nulla, ma neppure per questo Giro del Garda Ultratrail volevo dire nulla …… l’hanno fatto gli altri😅: articoli di giornale, elenco dei partenti su mille siti, pettorale n° 1 assegnato (sicuramente solo per caso) che un po’ pesava, messaggi di amici, amici di amici …… insomma un bello zaino sulle spalle da portare: sembrava lontano a dicembre quando l’ho saputo, sembrava non troppo vicino quando si è concretizzato tutto ed è stato estremamente sorprendente in quanto poco tempo è arrivato il GRANDE GIRO DEL GARDA ULTRATRAIL. Qualche giorno prima di questo tipo di gare, mi assalgono sempre un sacco di dubbi, alternati con momenti di euforia dove la mia testa passa dal godimento assoluto di assaporare la conquista dell’obiettivo allo sconforto più totale nel rendersi conto che magari non ce la posso fare. Così tanto per non pensarci troppo cerco appigli al pensare alla logistica della gara, alla preparazione del materiale e questo mi aiuta a tranquillizzarmi. Sotto il punto di vista fisico non si è mai totalmente pronti per una cosa del genere, nonostante da mesi io abbia intrapreso un percorso serio di allenamenti mi sembra di non aver fatto abbastanza …… ma alla fine il giorno fatidico è arrivato, mi accompagna il mio papà alla partenza voglio solo lui è l’unico che mi rende calmo ed è l’unico che sa come prendermi, penso sarebbe un preparatore atletico a doc se non facesse il muratore … Il tempo di salutarci ed è già ora della partenza, tra i partenti ci sono anche Luca Guerini e Nicola Manessi due leader anzi due top player del trail running ed averli lì al mio fianco, nel piccolo drappello di atleti scelti per fare questa gara, mi emoziona un sacco… L’essere accostato a professionisti veri e propri di questo sport è un onore, so già che ci metteranno molte ore in meno di me e non provo neanche a tenere loro passo nei primi 2 km, vanno già forte e andranno forte fino alla fine … Io dal canto mio ho ritrovato un amico conosciuto su altri campi di gara, super Severino Lodi e conosciuto altro grande amico Rudi Mario Amati. Con loro farò tutto il viaggio… I primi chilometri con i primi metri di dislivello positivo scivolano via veloci, o meglio scivolano via senza farsi sentire troppo, supportati sempre dal mio super presidente Michele che ci accompagna sul percorso fino a Limone s/G. (30 km); gli amici da sempre, in queste gare, sono il carburante che ti spinge andare oltre i tuoi limiti. Procediamo bene abbiamo un buon passo tanto che a Torbole, il veterano delle ultra che viaggia con noi, Severino, ci dice che e meglio rallentare un po’, dice che il passo che stiamo tenendo è troppo veloce e potremmo poi avere dei problemi nei chilometri che verranno. Dopo la prima base vita di Torbole ci prepariamo velocemente e ripartiamo alla volta di Garda dove ci sarà la seconda base vita. Percorriamo i 54 km che separano le due basi durante la notte e tra una chiacchiera e l’altra, con piccola crisi di fame e di sete, scorgiamo alle prime luci di sabato il golfo di Garda. Entriamo nella base vita non troppo presenti: il sonno comincia un po’ a farsi sentire dopo quasi 22 ore di “battaglia”, mangiamo un po’ di pasta, cambiamo gli indumenti bagnati ci riposiamo qualche minuto sui lettini e poi quasi all’unisono (Stefano nostro compagno di viaggio decide di fermarsi a dormire un’oretta) io, Rudi e Severino riprendiamo il viaggio. Obiettivo arrivare al ristoro di Desenzano del Garda entro mezzogiorno. Non sbaglieremo di molto il pronostico ma il viaggio da Garda a Desenzano è stato forse il tratto più complicato della gara: il sonno, la stanchezza, le vesciche che cominciano a farsi sentire, le gambe un po’ stanche, la testa che fatica a concentrarsi sull’obiettivo ci portano prima uno e poi l’altro ad avere qualche crisi. Ma siamo tosti e tra una barzelletta e l’altra, un po’ di musica e una chiacchierata sulla nostra vita al di fuori della gara, arriviamo a Desenzano alle 12:24. Mentre mangiamo scorgiamo dal prossimo obiettivo: la Rocca di Manerba, distante 13 km. Il sole è alto, un sole stranamente cocente che ci disidrata parecchio. Ma non molliamo il colpo, e rispondiamo in contrattacco con un bel gelato e una lavata di testa in un bar che incontriamo sul percorso. Alle 13:30 ci separano solamente 7 km dalla cima della Rocca e in circa un paio d’ore siamo su. La gente che incontriamo sul percorso ci guarda un po’ meravigliata qualcuno ha il coraggio di chiederci cosa stiamo facendo: quando glielo diciamo strizzano gli occhi come se non avessero ben capito cosa effettivamente stiamo facendo, altri dopo averlo saputo ci incitano a continuare nell’avventura. Chi ci segue da casa continua ad incitarci: le nostre famiglie, i nostri amici, le nostre squadre e questo ci aiuta davvero tanto, senza poi tralasciare chi ci viene incontro sul percorso per portarci qualcosa da bere di fresco qualcosa da mangiare e soprattutto un sorriso. Ripartiamo dalla Rocca di Manerba in direzione Salò dove ci aspetta l’ultima base vita, quella della mia squadra anzi quella della mia super squadra: infatti alle porte di Salò troviamo Michele, Massi, Marilena e Simone che ci sono venuti a prendere per scortarci ed accompagnarci direttamente al locale adibito come base vita. Nella mia piccola esperienza di ultratrail non ho mai visto una base vita organizzata meglio, cibo in quantità caldo e freddo, amici corsi in farmacia a prendere garze cerotti e cremine all’ultimo minuto per alleviarci un po’ di sofferenza, striscioni (lo striscione è solo per me ahah) brandine. E’ un continuo di risate e di complimenti che fanno molto di più di quel buon piatto di pasta in brodo mangiato voracemente dalla fame. La mezz’ora passata lì è stata davvero rigenerante ma a nostro malincuore abbiamo ancora 23 km che ci separano dall’obiettivo finale del traguardo. Come già successo in altre di storia base vita, ci guardiamo negli occhi e capiamo che è il momento di riprendere il nostro viaggio. Saranno i 23 km più lunghi e duri della gara, ma sono stati anche quelli più belli dove abbiamo capito, io soprattutto, quello che siamo riusciti a fare. Dopo 41 ore senza sosta e senza sonno, ritorniamo da dove tutto è partito Navazzo di Gargnano. Siamo davvero molto felici di esserci riusciti anche se esattamente 14 ore dopo i primi due, ma ce l’abbiamo fatta. Ringrazio infinitamente la mia stupenda moglie Valentina che mi sopporta e supporta durante queste mie “avventure”, che si occupa dei nostri bimbi anche per me e che si occupa anche di me prima, durante e dopo ogni mia “mattata” ….. ti amo Valentina. Ringrazio Aurelio Forti del GS Monte Gargnano per avermi invitato ed avermi dato la possibilità di testare questo ultratrail e il GS Monte Gargnano come società per la riuscita dell’evento. Ringrazio come sempre mio papà che all’arrivo mi aspettava al freddo per riportarmi a casa sapendo che non sarei riuscito a guidare, il mio super papà. Ringrazio tutto Garda Running Asd: siete fenomenali in tutto e per tutto, non c’è una squadra migliore di voi e se sono riuscito ad arrivare in fondo a questa impresa molto lo devo a voi, vorrei avervi sempre con me durante queste mie “mattate” e so che sicuramente in un modo nell’altro ci sarete.